sabato 11 luglio 2009

LA PARANZA DI RAFFAELE INSERRA


Giovedì 16 luglio - Piazza Paolo Capasso ore 21

A' Voce Stesa
 
VOCI E SUONI DEI MONTI LATTARI

 
Nell'area dei monti Lattari, situata a sud di Napoli, è ancora vivo un ricco patrimonio popolare e sostanzialmente  privo di contaminazioni. In quest'area, morfologicamente costituita da colline e montagne scoscese, sorgono tanti piccoli centri abitati legati ancora ad un'agricoltura manuale e ad una socialità molto stretta attorno al singolo tenendo così in vita ancora una trasmissione orale di saperi ed esperienze.
In musica tutto questo si traduce in numerosi canti a distesa legati per lo più al lavoro nei campi e in una "tammurriata", o meglio canto e ballo sul tamburo, molto "ricca" e potente. Il tamburo è (insieme ad altri stumenti idiofoni quali scacciapensieri, putipù, tricchebballacche, castagnette) l'unico strumento che accompagna la voce nelle occasioni di musica, insieme formano un duo inseparabile capace di coprire una gamma di suoni vastissima e capaci di suscitare negli astanti emozioni indescrivibili.
Dato che l'intera occasione di festa è affidata musicalmente al tamburo e alla voce, i due nel corso dei secoli si sono sempre più perfezionati e arricchiti arrivando a delle espressioni di altissimo livello interpretativo.
 
Il versante nord dei monti Lattari è caratterizzato da una tammurriata molto ritmata, ricca di terzine e ritardi, quasi ad imitare l'ansimare in salita della gente di questi luoghi. Spostandosi sul versante sud, in costiera amalfitana,il ritmo diventa staccato e ripetitivo evocando atmosfere di antiche guerre che per secoli hanno segnato la vita di questi luoghi. Scendendo verso la piana di S. Antonio Abate il ritmo diventa, invece, più largo e posato.
Un maestro di questo antico strumento,o' tammurr, è Raffaele Inserra,(che ne è anche uno straordinario costruttore). Raffaele si è formato in più di trent'anni di esperienze con i più grandi maestri della tradizione campana. Ricorda sempre nei suoi discorsi Antonio Torre considerato la leggenda della tammorra da R. De Simone e da cui ha appreso il battito viscerale e incessante. Per più di dieci anni ha partecipato a festival di musica popolare di tutta Italia insieme a tre "anziani" cantori, Zi Giannino, Zi Tore e Zi Michele. Collabora oggi con Mario Salvi ed altri artisti del panorama musicale italiano.

A' voce stesa, così vengono chiamati dagli anziani i canti eseguiti con la sola voce, senza strumenti. Il canto, tra questi monti, ha assunto il ruolo principale in tutto il patrimonio musicale tradizionale, tutto ruota attorno ad esso. Accompagna tutti i vari lavori che vengono eseguiti nei campi ed in montagna durante tutto l'anno. Per ogni lavoro esiste una melodia specifica, sviluppatasi sui movimenti e sui tempi (intesi come respiro) di quella determinata mansione. Si và dal canto sulla zappa, al canto per la raccolta delle olive, etc...
Un interprete di queste armonie vocali è Catello Gargiulo, classe '84, giovane collaboratore di Raffaele nella costruzione dei tamburi. Da sempre legato alla tradizione della sua terra, apprendere i vari tipi di canto direttamente dagli anziani cercando di conservarne intatte tutte quelle sfumature, quei merismi che rendono questi canti melodie "fuori dal tempo".

LA DANZA

E' un ballo che nasce in un contesto contadino,veniva praticato da chi si dedicava al faticoso lavoro della terra e soprattutto veniva vissuto da questi come un irrinunciabile momento di ristoro;paradossalmente ci si riposava attraverso la pratica della danza che in questo contesto appunto non aveva soltanto una funzione estetica e coreografica ma anche e soprattutto terapeutica, in quanto contribuiva alla riconquista delle energie fisiche e posturali, smarrite durante la giornata; sociale in quanto rappresentava un momento di aggregazione,di condivisione delle proprie stanchezze e al contempo delle proprie gioie.
Il ballo sul tamburo dava e dà la possibilità di esprimere attraverso movimenti corporei, fisici, le proprie emozioni e vibrazioni interiori.
Nello specifico, il ballo dei monti lattari, segue esclusivamente il continuo ritmo del tamburo ed è questo che contribuisce a rendere particolari e unici i movimenti di questa danza che, all'incalzare del battere del tamburo, diventa sempre più schematica, tanto da indurre la trascendenza dell'elemento razionale, in altre parole una reale metamorfosi interiore.
Hiram Salsano,studentessa di euritmia alla libera Università di Dornach, ricercatrice appassionata delle tradizioni popolari del sud italia in particolar modo di quelle campane,si dedica da anni alla paziente osservazione ed analisi di coloro che sono i portatori delle antiche tradizioni popolari, sviluppando cosi una conoscenza minuziosa del patrimonio artistico culturale contadino.

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